La spada non è forse la più antica arma del Giappone ma è sicuramente la più sofisticata. E per molti secoli ha avuto un'importanza preminente nell'allenamento e nella pratica del Bushi.
Molti storici sono d'accordo nell'indicare all'inizio dell'VIII secolo la nascita del cosiddetto Nippon-To, con il suo proprio stile e forma. Secondo la leggenda, ne fu artefice l'artigiano forgiatore Amakuni, della provincia di Yamato.
Il Nippon-To è detto l'anima del Bushi. Era il simbolo di tutto ciò che egli rappresentava ed il Bushi non se ne separava mai: con esso viveva e con esso moriva. Presto si creò una relazione di assoluta intimità, ancor più radicata ai concetti di vita e di morte. Il Bushi si trovava così di fronte alla necessità di trascendere i comuni concetti di vita e morte attraverso una nuova attitudine mentale, il Seishi O Choetsu. La spada assumeva una doppia valenza: quella di tagliare esternamente ciò che si opponeva al Bushi e di tagliare internamente l'Ego stesso del Bushi, permettendogli di raggiungere il risveglio spirituale.
L'uso della spada diede vita a due correnti di pratica principali; il Kenjutsu e lo Iaijutsu.
Nel Kenjutsu si pone attenzione all'uso della spada una volta che si è sguainata dal fodero. Nello Iaijutsu l'obiettivo è realizzare un taglio efficace a partire dal momento in cui si sfodera la lama, attraverso un unico movimento. L'evoluzione dello Iaijustsu, o Batto-jutsu, è generalmente attribuita a Hayashizaki Jinsuke Shigenobu anche se egli visse a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo, troppo tardi perchè si raggiungesse l'effettiva efficacia; probabilmente lo Iai già esisteva da prima e si è sviluppato insieme al Kenjutsu. Jinsuke ne è stato il principale innovatore, accrescendone la fama e la diffusione.
Occorre aspettare fino al XX secolo perchè si parli di Iaido, quando la pratica assunse il valore di una disciplina a sè all'interno del Budo. Vi erano infatti delle differenze: nello Iaijutsu si prediligeva l'aspetto dell'efficacia in combattimento, nello Iaido prima veniva il lavoro spirituale e morale dell'individuo mentre il lavoro sull'efficacia era teoricamente secondario. Ma come ha ricordato Otake Risuke nel libro sul Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu: "lo Iaijutsu è un'arte attraverso cui uccidere il nemico". Molti, oggi, lo ignorano e si accontentano dei bei movimenti, spesso vuoti di significato.
Lo Iaido fu introdotto quando si capì che la spada e l'arte di sfoderare la spada potevano diventare strumenti per lo sviluppo spirituale dell'uomo. Il concetto di Seishi Tanren, ovvero "forgiare lo spirito", prevede che i metodi tecnici utilizzati per raggiungere l'illuminazione spirituale e per raggiungere l'efficacia in combattimento possano essere differenti. Ma l'uno non esclude l'altro. Il praticante di Iaido deve quindi realizzare entrambi gli scopi di questa arte marziale: sconfiggere l'avversario e sviluppare la via spirituale.
La Scuola Muso Shinden
Il fondatore della scuola Muso Shinden fu Hojo Jinsuke Shigenobu, conosciuto anche col nome di Hayashizaki Jinsuke Shigenobu. Si sa poco di lui: nacque nella provincia di Sagami (Shoshu) intorno alla metà del XVI secolo. Non si sa quanto bravo fosse come spadaccino ma studiò intensamente dal 1596 al 1601 e in seguito formalizzò una serie di tecniche di Iai cui diede il nome di Batto-jutsu. Il suo stile ebbe diversi nomi: Junpaku Den, Hayashizaki Ryu, Shin Muso Hayashizaki Ryu, Shigenobu Ryu. Le tecniche esatte rimangono a noi oscure ma si è d'accordo nel ritenerle nell'essenza semplici, pratiche e altamente combattive. Grazie alla sua influenza, molte altre scuole di Iai nacquero in seguito.
Dopo la sua morte, nel 1616 circa, la tradizione della sua scuola Shin Muso Hayashizaki fu affidata a Tamiya Taira-no-Hyoe Narimasa il quale, si dice, fosse il maestro di leyasu, Hidetada e lemitsu Tokugawa (Periodo Edo, sotto lo Shogunato Tokugawa - N.d.T.). A Tamiya Narimasa succedettero:
- Nagano Murakusai Kinro, 3° Sokei;
- Momo Gumbei Mitsushige, 4° Sokei;
- Arikawa Shozaemon Munetsugu, 5° Sokei;
- Manno Danuemon Nobusada, 6° Sokei.
Il 7° Sokei, Hasegawa Chikara no Suke Eishin, studiò la Scuola Hayashizaki con Nobusada, a Edo nel periodo Kyoho (1716-1735), guadagnandosi la fama di spadaccino eccezionale. Si dice che trasformò molte tecniche e che fu lui ad adottare lo stile in cui la spada viene portata nell'obi con la lama rivolta verso l'alto. Quando poi rientrò nella provincia di Tosa chiamò questo stile Muso Jikiden Eishin Ryu, nome che si è mantenuto fino ad oggi.
L'8° Sokei fu Arai Seitatsu.
Il 9° fu Hayashi Rokudayu Morimasa che studiò l'Eishin Ryu con Arai Seitatsu e lo Shinkage Ryu con Omori Rokuro Saemon Masamitsu, il quale aveva perfezionato uno stile in posizione seduta (Zashiki) che fu in seguito incorporato nello stile Muso Jikiden Eishin Ryu e che oggi è conosciuto come Shoden Omori Ryu.
Dop l'11° Sokei ci fu una divisione: la linea Shimomura e la linea Tanimura. Nakayama Hakudo Sensei, 16° Sokei della linea Shimomura, studiò quindi il Muso Jikiden Eishin Ryu sia con Hosokawa Yoshimasa, 15° Sokei Shimomura, sia con Morimoto Tokumi, 17° Sokei della linea Tanimura. Nel 1933 adottò quindi il nome di Muso Shinden Ryu Batto-Jutsu per la sua scuola che crebbe costantemente grazie alla devozione per i suoi allievi.
Leggenda delle katane di Ieyasu Tokugawa
Gira la leggenda che lo shogun del periodo Edo Tokugawa Ieyasu in punto di morte (1616) abbia ordinato ai suoi servitori di gettare in mare tutte le sue spade, in quanto credeva che una volta unificato il Giappone non ci sarebbe più stato bisogno di strumenti di morte. Da fonti storiche sappiamo che il 3 giugno 1616, ovvero 2 giorni dopo la morte dell'ex shogun e dopo le sue cerimonie funebri, 4 dei suoi figli tra cui il suo successore Tokugawa Hidetada rivendicarono il diritto alle armi, mentre la rimanente prole si oppose nel voler rispettare la volontà del defunto padre. Le controversie durarono anni fin quando Hidetada stesso riuscì, in gran segreto, ad impossessarsi delle spade e tenne tutti all'oscuro per diversi anni. Finché, giunto anche lui nei suoi ultimi giorni di vita, affidò le lame a Hochiro Magoichi famoso fabbro e produttore stesso di molte katane appartenute al padre. Questa eredità (si parla all'incirca 210 lame) passò negli anni seguenti all'allora imperatore Meisho, con tutto il valore simbolico che avrebbero avuto nelle sue mani, ma andarono perse anche da lui per cause ancora sconosciute. Così si andò a creare una sorta di leggenda sulle lame dei Tokugawa, la quale diceva che chiunque riusciva a possedere anche una sola di quelle spade, nel giro di cinque anni le avrebbe perse, come se lo stesso fantasma di Ieyasu tornasse la notte a prendere ciò che era suo di diritto. La famiglia dell'attuale imperatore Akihito ne possiede ben 13, delle altre si sa ben poco a parte una ventina che sono possedute da vari collezionisti sparsi per il mondo. Queste spade sono di un valore inestimabile sia per i trascorsi storici, sia per l'estrema qualità e valore artistico delle loro componenti.
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